Manifesto per l’agricoltura del XXI secolo
Siamo un gruppo di professionisti ed appassionati di agricoltura: ricercatori, docenti, tecnici, agricoltori, comuni cittadini. Crediamo che, per molteplici ragioni, la prevalenza delle persone abbia una percezione distorta dell’agricoltura, del suo ruolo economico e sociale, delle criticità e delle opportunità che ne condizionano il presente e che ne determineranno il futuro. Per questo abbiamo deciso di condividere e organizzare le nostre competenze in una “rete” che si propone una più corretta rappresentazione della realtà del settore e che vogliamo ispirata a pochi, ma solidi, principi fondamentali: la fedeltà al metodo scientifico a sostegno dei nostri argomenti; la conoscenza e la comprensione dei fenomeni per guardare al futuro senza paura – che è sempre una cattiva consigliera – ma piuttosto con razionale preoccupazione (cioè pre-occupandocene, occupandocene per tempo); la consapevolezza delle nostre responsabilità nei confronti dell’Umanità e del Pianeta.
Affermiamo qui il nostro amore per la scienza, che per essere alimentato richiede non tanto una grande cultura quanto la capacità di commuoversi di fronte alle straordinarie affermazioni dell’intelligenza umana (quando è ben impiegata), e di stupirsi di fronte alla meravigliosa armonia che guida i fenomeni naturali. Siamo convinti che la scienza e la tecnologia che ne deriva siano strumenti ineludibili del progresso umano, di cui costituiscono condizione necessaria ma non sufficiente quando non siano accompagnate da un processo culturale ed etico in grado di finalizzarne al bene comune le formidabili potenzialità: noi ci proponiamo di dare il nostro contributo a questo processo attraverso le nostre competenze, le nostre esperienze, la nostra passione.
Crediamo necessario guardare all’agricoltura in un’ampia prospettiva di spazio e di tempo: essa si deve prioritariamente preoccupare di assicurare ad un’Umanità in crescita cibo sufficiente in termini quantitativi, sicuro in termini qualitativi, appropriato in termini nutrizionali ed equamente distribuito; lo deve fare incrementando la propria capacità produttiva – quanto
meno fintanto che non si giungerà alla stabilità demografica – senza provocare il depauperamento irreversibile delle risorse naturali, al contempo adottando logiche di multifunzionalità che mirino alla tutela del paesaggio, del benessere e della cultura delle comunità locali. In tal senso riteniamo che questi obiettivi possano essere raggiunti soltanto attraverso l’impiego integrato di tutte le tecnologie disponibili, sulla base dei principi di sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Pensiamo che questa sfida si possa accettare: la ricerca in campo genetico e biochimico, l’affinamento delle conoscenze in quello della fisiologia vegetale e animale, la maggiore affidabilità nelle previsioni meteorologiche, i progressi nella modellistica, nella sensoristica e nella meccanica autorizzano a ritenere possibile una nuova “rivoluzione verde”; tale “rivoluzione” potrà tuttavia realizzarsi, anche nel rispetto delle nuove consapevolezze ambientali, solo se il “principio di precauzione” – che riteniamo opportuno e legittimo – non verrà interpretato di fatto, come spesso avviene in modo pregiudiziale, come “principio di interdizione”.
Ci riconosciamo nell’intera formulazione dell’articolo 9 della nostra Costituzione, “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” nonché nel primo capoverso dell’articolo 33, “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e ancora nel Titolo I del Trattato sull’Unione Europea, laddove all’articolo 3 esso recita “Essa promuove il progresso scientifico e tecnologico”.
Difendiamo la libertà di intraprendere e ci opponiamo pertanto ad artificiose discriminazioni fra i vari modelli di agricoltura: ognuno di essi ha pari dignità se esercitato nel rispetto della legge, della deontologia professionale e con onestà intellettuale.
Crediamo inoltre che le leggi non debbano essere condizionate dal pregiudizio ideologico, non debbano essere indotte da reazioni emotive e non debbano essere finalizzate alla ricerca di facile consenso da parte del legislatore. Chiediamo con forza che le leggi tengano invece conto delle evidenze scientifiche e che sostengano la ricerca come strumento privilegiato di conoscenza oggettiva, utile ad orientare le scelte secondo il noto quanto disatteso principio di Einaudi “conoscere per deliberare”.
Crediamo che l’Europa e l’Italia debbano esprimere appieno le proprie potenzialità tecnologiche in ambito agricolo in modo da essere un esempio di grande rilevanza a livello mondiale, in grado cioè di orientare e sostenere le scelte dei paesi sviluppati e dei paesi in via di sviluppo.
Pensiamo che nel perimetro dei principi qui affermati possano trovare spazio e rispetto opinioni e tesi differenti, anche contrastanti, ma comunque ad essi ispirate: ci appelliamo agli uomini e alle donne di buona volontà che in questi principi si riconoscono, invitandoli a portare il contributo della propria intelligenza, aderendo alla nostra “rete” e collaborando attivamente e con indipendenza di giudizio per il perseguimento dei suoi fini.
Flavio Barozzi – Giuseppe Bertoni – Luigi Bodria – Vittoria Brambilla – Enrico Bucci – Alessandro Cantarelli – Ermanno Comegna – Pellegrino Conte – Roberto Defez – Davide Ederle – Osvaldo Failla – Antonio Ferrante – Aldo Ferrero – Sandro Fracasso – Dario Frisio – Silvano Fuso – Alberto Guidorzi – Michele Lodigiani – Tommaso Maggiore – Mauro Mandrioli – Luigi Mariani – Francesco Marino – Giordano Masini – Rossano Massai – Bruno Mezzetti – Angelo Moretto – Alfonso Pascale – Marco Aurelio Pasti – Deborah Piovan – Luigi Rossi – Sergio Saia – Donatello Sandroni – Anna Sandrucci – Giuseppe Sarasso – Luca Simonetti – Andrea Sonnino – Ignazio Verde